WEF

Leader politici, imprenditori e società civile al World economic forum in Svizzera per affermare un principio: dalla crisi non si esce fuggendo la globalizzazione. Ecco una sintesi degli interventi e dei documenti più rilevanti.

Dall’avanzamento dei movimenti populisti alle prospettive economiche globali, nelle oltre 400 sessioni che si sono tenute dal 17 al 20 gennaio a Davos, in Svizzera, in occasione del World economic forum (Wef), leader politici, imprenditori, società civile e altri stakeholder si sono riuniti per discutere piani e strategie al fine di “migliorare la condizione dell’umanità”, come si legge nella presentazione del meeting.

Fondata nel 1971 con sede a Ginevra, l’organizzazione no-profit ha sempre concentrato la propria attenzione nel promuovere e sostenere attività e iniziative che mettessero insieme interessi economici e bene collettivo globale, sottolineando la propria “indipendenza e imparzialità” alla base di scelte integre dal punto di vista morale e intellettuale.

Nell’edizione terminata ieri, diversi i momenti che vale la pena di ricordare, come ad esempio la partecipazione per la prima volta nella storia del Forum del presidente cinese Xi Jinping, seguito da una folta delegazione, la più numerosa mai inviata dal gigante asiatico. Jinping ha specificato come “Molti dei problemi che scuotono il mondo non sono causati dalla globalizzazione economica”.

La pensa allo stesso modo Jack Ma, uno dei più importanti imprenditori cinesi, fondatore e presidente della piattaforma per l’e-commerce Alibaba, secondo il quale la causa dei problemi degli Stati Uniti non è da individuare nella globalizzazione ma piuttosto in come essa sia stata gestita: invece di utilizzare la ricchezza generata per aiutare tutti i cittadini americani, essa è stata semplicemente sperperata.

Sempre in tema di politiche americane è intervenuto Anthony Scaramucci, uno degli uomini chiave dell’amministrazione Trump, che ha spiegato quale sarà la linea del nuovo inquilino della Casa Bianca, e l’ex vice presidente Joe Biden per cui “le scelte delle quali ci faremo carico dovranno essere abbracciate da ogni singolo Stato”.

Non è passata inosservata nemmeno la presenza del primo ministro britannico Theresa May,  che ha assicurato un ruolo di prim’ordine del proprio Paese negli impegni di Davos e ribadito che l’uscita dall’Ue non era un rifiuto “dei nostro amici europei, con cui condividiamo interessi e valori”.

Inoltre importanti le parole degli economisti Nouriel Roubini, già premio Nobel, e Christine Lagarde, presidente del Fondo Monetario. Per Roubini la nostra società globale è attraversata da diversi poteri forti, “sta a loro decidere di collaborare o di muoversi conflittualmente”, mentre per Lagarde accusare la globalizzazione di distruggere posti di lavoro è una semplificazione di un processo che invece necessita di maggior studio e approfondimento.

Sempre nell’ambito del Forum, sono stati presentati dei focus raccolti nei Libri bianchi su diverse tematiche, allo scopo di creare strumenti che possano essere condivisi e utilizzati dalla comunità globale, come ad esempio l’elaborazione di una scala di misurazione per le variabili sociali per stabilire se siano avvenuti miglioramenti o peggioramenti nel corso degli anni all’interno di una società, oppure il possibile rilancio della via della seta e attraverso l’impiego di nuove tecnologie e la collaborazione di più soggetti internazionali.

 

Nei quattro giorni di lavori, molti i documenti, i rapporti e gli studi presentati.

Per approfondimenti e link ai singoli documenti vi invitiamo a leggere la news sul sito ASVIS.